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Un Mensanese racconta Mensano

Mille anni di storia, tra ricordi ed esperienze di vita

E’ esagerato affermare che i luoghi dove viviamo sono incantevoli?

E che dire degli sguardi dei turisti che “bazzicano” i nostri borghi, che visitano le nostre pievi, che degustano i sapori di questa terra e che si “perdono” sui nostri colli, rapiti dal paesaggio mirabile.....? Non ci “narrano” forse dell’incanto di questa terra?

Se guardassimo i nostri luoghi con più attenzione, con gli occhi del cuore, resteremmo incantati da così tanta bellezza.....lo penso ogni volta che passeggio per Mensano, quando mi soffermo a “lanciare” lo sguardo oltre la solita portata, quando cerco di mettere a fuoco particolari a distanze non proprio usuali. Allora mi viene da pensare alla gente che da questa postazione, per compito imposto, per difesa o per diletto, ne ha scrutato gli orizzonti. Per qualcuno gli animi saranno stati di ansia…per altri di piacere…sicuramente tutti avranno avvertito questa sensazione che sento mia, di dominio e di controllo. Un sentimento che ogni castello arroccato trasmette ai suoi abitanti, proprio per la sua posizione, questo farti sentire “più in alto” di tutti.....un condottiero in posizione predominante..... 

Perché allora non provare a guardarsi intorno, a soffermarsi sui “messaggi visivi” che il territorio ci trasmette? Ecco il castello di Casole, più oltre la “turrita” S.Gimignano e sullo sfondo con la complicità della “tramontana” l’appennino, in inverno spesso innevato. Seguendo il corso dell’Elsa si scorge la collina di “Piticciano” (Colle Alta), superata la quale il fiume continua la sua corsa, girando verso ovest percorre la “bassa Val d’Elsa” fino al fiume Arno. Se il nostro sguardo cambia direzione scorgiamo la Montagnola Senese, dove in alto si vedono spuntare casolari tra le diverse tonalità di verde del castagno e del leccio, ai suoi piedi è visibile Pievescola, e poi ancora, in primo piano, Radicondoli, e appena dietro Belforte, e ancora sullo sfondo Chiusdino. 

Sulla parte destra di Radicondoli ecco il “poggio” di Montieri e le “cornate” di Gerfalco (“leCarline”), proseguendo c’è il borgo di Castelnuovo Val di Cecina, Montecastelli, Monteguidi, Pomarance. Se continuiamo ancora seguendo il corso del Cecina, con la complicità di un “dopo temporale” o di una secca tramontana, abbiamo l’incredibile visuale del mare sulla foce del fiume: uno spettacolo entusiasmante sul far del tramonto, quando il sole morente regala allo specchio d’acqua visibile, una rifrazione di luce colorata di rosso e di argento con la visione, sempre un po’ offuscata, dell’isola della Gorgona. 

Il paesaggio è magnifico e lo sguardo non sembra mai sazio di scrutare e di ammirare. In estate i polmoni si allargano per respirare la particolare aria che venendo dal mare conserva una punta di salmastro, arricchita del delicato profumo di ginestra, abbondante sui declivi incontrati dal vento. Siamo a 500 metri sul livello del mare e la sensazione che si prova dal “poggio”, specialmente se visitato di notte, è unica, si resta ammutoliti con i sensi “allertati”, increduli del troppo silenzio, rotto solamente dai suoni degli animali e degli uccelli. 

Ricordo ancora le mie “prime notti” a Mensano, quando non riuscivo a prendere sonno perché il silenzio troppo irreale mi creava disagio, mi induceva a falsi “colpetti” di tosse per togliere quella specie di ronzio che sentivo nelle orecchie, abituato com’ero a convivere con ambienti notturni rumorosi. 

Conosciamo il passato di Mensano? La sua particolare posizione ha colpito nel passato molte persone e intere popolazioni; basti pensare agli Etruschi e ai Romani. Nel museo di Casole d’Elsa sono visibili i resti ritrovati in molte tombe Etrusche, scoperte nei dintorni di Mensano e nei pressi di Lucciana, è stata ritrovata una cisterna romana vicino alla quale, sembra siano stati trovati dei resti di una grande “villa romana”. Chissà se qualche Console romano aveva scelto proprio questa zona come sua dimora! 

La storia di Mensano che conosciamo è abbastanza recente, risale agli ultimi mille anni. Nel secondo millennio si dice sia stato un Castello con doppia cinta muraria, dotato di due porte, a est e a nord, e tre torrioni sempre dalla stessa parte; per il fatto che a sud e a ovest questi risultava praticamente inattaccabile essendo protetto naturalmente da un dirupo di diverse decine di metri. Su questo dirupo fu costruito uno spesso muro di cinta di cui oggi sono visibili soltanto pochi resti. 

La ricerca delle nostre origini è indispensabile per individuare elementi caratteriali e le attività svolte dai nostri avi, per riconoscersi in presunte analogie genetiche e relative al carattere. Conoscere a fondo i luoghi dove si nasce o che eleggiamo la nostra dimora è una passione coltivata da molti; serve a scoprire tracce di un passato molto lontano per apprezzare maggiormente il contributo di “continuità” che ognuno di noi cerca di consegnare al futuro. 

Ma quali sono le “tracce” che hanno lasciato i nostri predecessori e che siamo in grado di ricostruire nei dettagli? 

Nel 1951, l’allora Vicario generale della Diocesi di Colle di Val d’Elsa, Mons. Edamo Logi, autorizzò la stampa di un interessante “libriccino” intitolato “I capitelli di Mensano”, scritto dal Canonico Aristodemo Senesi, parroco in Mensano dal 1912 al 1922 dove, come prefazione alla spiegazione del bellissimo ciclo di capitelli monolitici scolpiti nell'undicesimo secolo, presenti nella pieve di Mensano, elenca una serie di “scritti” da Lui rintracciati nei vari archivi nelle province di Firenze – Siena – Pisa:

Nel 972, Winizzone del fu Ugo, vendé al Marchese di Toscana porzione del castello e del poggio di Papaiano, compresa l’annessa corte, previo contratto stipulato “in Mentiano, prope Ec. S.Mariae, terris Volterranis”;Fino al 1925, esisteva una campana, detta S. Biagina per essere appartenuta all’oratorio attuale di S. Biagio, e portava, inciso a scalpello, il millesimo 1084;

Nel 1205, i Mensanesi giurarono fedeltà al Comune di Volterra, contro il Vescovo Ildebrando Pannocchieschi;Esiste un “atto” steso in data 5 aprile 1222, redatto “in castro de Mentiano in plebe castris” (A conferma che Mensano è un esempio storico dell’unione medioevale del “Castrum” con la “Curtis”, con la formazione graduale di nuovi distretti territoriali. Il “Castrum” era una specie di villaggio circondato da mura dove, a Mensano, trovò protezione lo stesso “signore del castello” che con la “Chiesa plebana” formarono un tutt’uno per una reciproca difesa ed assistenza, come testimoniato in tale “atto”);

Il 15 ottobre 1227, i Mensanesi giurarono fedeltà al Comune di Siena nelle mani di Inghiramo da Macerata, podestà Senese;

Nel 1260, nella guerra dei Fiorentini e Lucchesi contro Siena, i due castelli di Casole e Mensano furono presi a patti di guerra da Firenze;

Nel Settembre del 1261, per la vittoria Senese a Montaperti contro i Fiorentini, Siena riconquistò Mensano e vi fece edificare una Rocca, con tre torrini, esistenti ancora, dei quali uno appartenente alla Parrocchia;

Il 14 Febbraio 1266, Siena requisiva per atto pubblico ai Mensanesi il terreno per costruirvi il Cassaro che deve essere nell’attuale casa parrocchiale, indicandolo i poderosi muri di cinta e l’antistante torrino;

Nel 1277, il popolo di Mensano ebbe dalla Signoria di Siena il privilegio di cittadini senesi;

Nel 1310 Mensano ebbe un Vicario senese con giurisdizione su tutta la Montagnola senese fino a Badiaisole;

Nel 1356 la pieve di Mensano aveva 4 filiali: S. Maria, S. Biagio, S. Andrea a Sermena e S. Tommaso a Querceto;

Nel 1369, Carlo IV di Luxemburgo, con 300 cavalieri mal vestiti, venne per far quattrini, a “traversare l’Italia sopra un ronzino fra gente disarmata, quasi un mercante, cui premeva di arrivare alla fiera”. Fra le altre repubbliche venne anche a Siena tentandovi una sollevazione. Capitano del popolo era Matteio de Ventura da Mensano. Questi, fatta suonare la campana della torre e armati i cittadini senesi, in pochi giorni scacciò i tedeschi;

Nel 1502 il consiglio di Siena stabiliva le mansioni e le incombenze dell’Operaio della Chiesa plebana di Mensano;

Nel 1554, il 25 novembre, Mensano si sottometteva alla corona Medicea con pubblico istrumento;

Nel 1560 i Medici, insignoriti di Casole, vi misero un capitano di giustizia, con un notaio e un giudice per sorvegliare i castelli di Mensano, Monteguidi, Pievescola, Radi, Pietralata, Marmoraia, Pernina, Sovicille, Rosia, Tonni e Cotorniano. Il notaio doveva venire il venerdì a Mensano, il giovedì a Monteguidi, e la domenica a Pievescola;

Nel 1613, Carlo Emanuele, di Savoia, e Ferdinando Gonzaga, erano in guerra per il Ducato di Mantova. Cosimo de Medici, nipote di Ferdinando, per aiutare lo zio, gli mandò 2000 fanti e 300 cavalieri, prelevandoli da Casole, Mensano, Monteguidi e dalla Montagnola tutta;

Il 25 maggio 1613, in Casole vi era la riunione e vi erano le SS. Quarantore. Le famiglie vennero a dare l’addio ai parenti. Le donne, tra lacrime e preghiere, vi si recarono in processione a piedi scalzi, chiedendo a Dio la grazia del ritorno dei loro cari, e l’ottennero quando erano già giunti a Prato. Quivi, Carlo Emanuele, intimorito da altri principi avversari e minacciosi, dovette chiedere pace e tutti poterono ritornare alle loro case. Forse, da questo fatto, si conserva ancora nel paese di Monteguidi l’uso della processione delle donne scalze nel giorno dell’Ascensione;

Nel 1833, la pieve di Mensano venne insignita del titolo di Propositura e contava 511 abitanti: 22 nel comune di Radicondoli e 489 in quello di Casole d’Elsa. Rimangono comunque da effettuare degli approfondimenti su quanto sopra elencato, per cercare di inquadrare e posizionare in maniera più certa la storia e le origini di questo stupendo borgo. All’origine etimologica di Mensano sono state attribuite diverse interpretazioni, come: “Mons-sano”, monte sano, cioè stabile, sicuro, costruito sulla roccia e sicuramente la più accreditata; “Mens-sana, mente sana, condizione che qui si trova data l’ubicazione del borgo, immerso nella natura, e per l’aria che vi si respira che varia a seconda del vento, ora con punte di salmastro e profumi di terra, ora fredda e pungente; “Mons-jani”, monte di Giano, cioè dedicato a Giano, divinità bifronte adorata nell’epoca romana, con al suo culmine l’ara sacrificale per ingraziarsi la sua protezione. 

Siamo nel cuore della Toscana su di una collina a 500 metri s.l.m. ed il panorama che si gode da qui, ripaga ampiamente gli eventuali disagi del viaggio e del trasferimento, oltre alla certezza di poter contare sulla proverbiale ospitalità toscana, che non ha mai deluso chi viene in questa terra affamato di buone cose, siano esse storiche, artistiche, naturalistiche e naturalmente culinarie. 

Paolo Bartali